![]() Lo stile genitoriale condiziona il comportamento dei bambini? L'atteggiamento di un insegnante influenza la loro propensione verso lo studio? Di solito pensiamo di sì. - Se dovessimo invece definire quale sia lo stile genitoriale o quello didattico "più efficace", allora potremmo avere qualche esitazione. Ciò è del tutto comprensibile, perchè si tratta di una risposta complessa, che richiede conoscenze pedagogiche specifiche. Il manager, allo stesso modo, deve avere specifiche conoscenze e abilità relazionali, se vuole svolgere bene il proprio ruolo. - Sappiamo infatti che esiste un nesso intuitivo tra comportamento manageriale e comportamento dei collaboratori. Conosciamo il nostro stile gestionale e gli effetti che provochiamo sul team? Per rispondere a questa domanda, occorre:
- Il confronto tra auto-percezione (come mi vedo) ed etero-percezione (come mi vedono gli altri) è un passaggio fondamentale, soprattutto se desideriamo intraprendere un percorso di crescita personale. E' un cammino pieno di sorprese. Mettete nel vostro zaino curiosità, coraggio ed umiltà. Siete in buona compagnia. Buon viaggio! ALBERTO AGNELLIConsulente di Sviluppo Organizzativo ed Analista Transazionale, Alberto supporta le persone, i gruppi e le aziende nel miglioramento del benessere personale ed organizzativo. Appassionato di Tango Argentino (si sussurra che sia insegnante) e del Total Immersion Swimming, vive a Milano ma si sente cittadino del mondo. Con E. Smith è fondatore di "Tango For Business".
0 Comments
![]() Un nuovo modello teorico per consulenti ed HR Manager: la VERNEL Leadership, ossia la leadership per "capi delicati" :-) (attenzione, la battuta è tutelata da copyright, quindi siete pregati di citare la fonte e citare il mio profilo linkedin, pena la scomunica!) Dall'introduzione: https://lnkd.in/dN6ezgnP "In qualsiasi posto di lavoro ci si trovi è bene tenere sempre a mente che esistono delle norme e delle cose da non dire al capo che regolano i rapporti interpersonali e che ci sono scale gerarchiche da rispettare (...) Nella maggior parte dei casi, però, si deve rendere conto del proprio operato e delle proprie azioni a qualcuno cui si è subordinati". Si legge "tutta d'un fiato", vero? E' per l'assenza di punteggiatura... Andiamo avanti. Scorrendo la lista di frasi da non dire al capo, mi sono imbatto in un'idea a cui non avevo mai pensato: i capi sono fragili, deboli e dubitano delle loro capacità. Sono come tutti noi, sono essere umani! "La chiave di un buon rapporto con il proprio capo si basa su fiducia e stima reciproche. Meglio, quindi, non incrinare tale equilibrio con frasi che possano minare la stabilità del ruolo o delle capacità di un superiore". (ibidem) ![]() Questa è la penultima componente della leadership "positiva", dietro alla quale anche in questo caso ci sono azioni concrete. In particolare, il coraggio è inteso come la capacità di "avere conversazioni coraggiose" con gli altri. Devo a David White la più bella, semplice e potente definizione di che cosa significhi una conversazione coraggiosa:
Significa andare oltre i soliti clichè, il "politically correct", il consenso azzimato. Fai una prova, dai. Parla con le tue persone care e i colleghi in questo modo. Prova a dire qualcosa che in fondo ti fa paura, che non osi dire perché siamo spesso piegati alla logica del "meglio non esporsi". E allora capirai che essere leader - in questo senso - lo si può essere anche nel quotidiano. Anzi, soprattutto nel quotidiano. Allora scopriremo che questo tratto della "leadership positiva" si ritrova per esempio quando:
Coraggio, inteso in questo modo, è tutta un'altra musica... ![]() Ce ne sono molti e in parte dipendono da quale modello teorico di leadership vogliamo considerare. Noi invece vogliamo partire da un tratto molto particolare, di cui si parla poco e che invece oggi è essenziale per vivere bene i diversi ruoli che ricopriamo nella vita. Stiamo parlando della "generatività", intesa come "apertura" e desiderio di costruire anche con gli altri qualcosa di "significativo".
La "generatività" è una qualità dell'essere che diffonde energia e ottimismo, al di fuori degli slogan e della retorica. La generatività non dipende dal calcolo "costi-benefici", ma è inserita nell'orizzonte del "dono e dello scambio". "Generatività"= creare- pro-creare, creare qualcosa, fecondare. ![]() Ehi, Manager, ma tu sei veramente capace di ricevere un feedback? Non avere fretta di rispondere, ascolta la tua esitazione
E questo è vero per tanti altri aspetti che riguardano lo sviluppo personale ed organizzativo
La fonte dell'autentica leadership, caro Manager, è la tua vita stessa. Puoi frequentare Corsi, Master, qualsiasi cosa. Ma se nulla ti ha mai profondamente toccato, turbato, commosso; se nulla ti ha mai ispirato fino al punto di volerne parlare subito con altre persone; se nulla ti ha mai spinto a parlare in modo diverso, ad usare parole diverse quando ti rivolgi agli uomini e alle donne che lavorano con te; se la tua unica preoccupazione sono i risultati, il potere, lo status: Allora stai camminando in direzione opposta a ciò che desideri. "Noli foras ire, in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas. Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'interiorità dell'uomo abita la verità." (Sant'Agostino) ![]() Ringrazio il prof. Alberto De Toni per questa splendida metafora. Siete in grado di smontare e rimontare un piccolo oggetto qualsiasi? Per esempio, la ruota di una bici, una sedia Ikea (Ikea no, vi prego!), oppure la presa della luce? Probabilmente, sì. Se l'oggetto fosse il motore di un auto, allora la situazione sarebbe più difficile, magari lunga e potrebbe richiedere giorni, mesi o anni. Ma non cambierebbe il principio sottostante: "certamente si può fare, basta avere le giuste istruzioni".
Bene, questo è il punto di partenza per capire la Complessità. In questo senso, non esiste un vero e proprio "libretto di istruzioni". Tutto ciò irrita parecchio le Organizzazioni e la Consulenza. E se fosse questo il motivo per cui usiamo talvolta un linguaggio astruso? E se la ragione profonda fosse che non padroneggiamo il giusto "vocabolario"? Forse, per nascondere la nostra "ignoranza", usiamo un linguaggio complicato? Al liceo mi hanno insegnato che le persone più abili sono coloro che riescono a spiegare le cose complesse con parole semplici. I "grandi" della Storia e della Scienza vogliono farsi capire. Noi, invece, che ci muoviamo nel mondo HR e dintorni e nelle aziende, perché ci dilettiamo nel dire e scrivere cose complicate, che potremmo formulare invece in modo semplice? Proviamo imbarazzo nel parlare e scrivere in modo semplice? "Semplicità" non significa banalità Semplicità significa chiarezza mentale. Così come "Complessità" significa "connessione tra le parti". ![]() Parliamo di Team. Non sono tutte rose e fiori. Nonostante si creda che lavorare in gruppo sia meglio che lavorare da soli, la costruzione di un vero team richiede molte energie. Quindi attenzione a trovare facili soluzioni o pensare ingenuamente che basti mettere insieme le persone per creare un efficace team di lavoro!
Come sta il vostro team di lavoro? ![]() Incontriamo spesso capi senza adeguata cultura manageriale. Hanno paura che le persone crescano: “Se tu cresci, io non so più chi sono e cosa fare nel mio ruolo”. Questi capi hanno una scarsa preparazione psicologica e sono schiacciati su una visione semplificata e negativa dell’essere umano. Nel lungo periodo tendono inconsapevolmente a generare passività nei collaboratori e inerzia nei gruppi di lavoro. Si innescano così micidiali circoli viziosi che indeboliscono i risultati e il clima aziendale. E l'aria diventa irrespirabile. ![]() Secondo voi è facile lavorare in un gruppo? Dopo anni di esperienza a contatto con diversi team aziendali e non, siamo del parere che sarebbe necessario un training specifico a partire dal periodo di formazione scolastica. Già, perché stare in un gruppo di lavoro non è facile. Pensiamoci bene: quando siamo studenti, il sistema scolastico ci abitua ad essere individualisti. I voti sono personali e basati sull’impegno individuale. La scuola plasma il nostro “mindset” per funzionare sulla base di questo schema: “ Io ho preso un buon voto”. L’enfasi è sull’Io. Poi quando iniziamo a lavorare, scopriamo che da soli possiamo fare ben poco e in molti casi veniamo valutati anche per la nostra capacità di collaborare con le altre persone. Di colpo si passa dall’Io al Noi. E qui spesso incontriamo le prime difficoltà. Ne parleremo nei prossimi post! ![]() Ti trovi bene con il tuo capo? La domanda non è scontata, perché molte persone si lamentano della scarsa qualità del management. Una ricerca inglese del 2018 condotta da YouGov e MHR su un campione di 2000 persone ha evidenziato quanto segue: a fronte di un management mediocre, il 75% degli intervistati sarebbe disponibile a lasciare il posto di lavoro, mentre ben il 55% lo aveva già fatto in passato proprio per questo motivo. Ma non è una novità, sappiamo bene infatti quanto la qualità dei manager influenzi il clima di lavoro. Eppure, troppo spesso sentiamo le persone criticare i loro responsabili perché non fanno crescere le persone, sono incapaci di valorizzare i loro contributi oppure, peggio ancora, sfruttano le intuizioni e le buone idee dei collaboratori per guadagnarsi l’attenzione degli alti vertici aziendali. |
autoriAlberto Agnelli ArchiviCategorie |