![]() Li ignoriamo e li trattiamo - nel migliore dei casi - come "brave ragazze, bravi ragazzi", ma quando parliamo con loro diventiamo "paternalisti" e "vintage" (così venne definito il mio vecchio Iphone da una giovane addetta di un Apple Store). Si chiama Gen Z. Oltre 10 milioni di giovani tra gli 11 e i 25. Sono i nostri "adolescenti", ma una buona fetta si sta già affacciando al mondo del lavoro.
Questi giovani vivono in un mondo completamente mutato. Occorre capirli a partire da questa "cornice" di riferimento. Comprenderli senza "giudicarli".
Le organizzazioni pensano a tutt'altro e quando li assumono per uno stage oppure un percorso di apprendistato, spesso li trattano con sufficienza. "Ah, no! Questo non è vero. Noi facciamo questo e quest'altro per loro!". Davvero? - Se fosse veramente così, se li conoscessimo veramente, faremmo loro discorsi completamente diversi da quelli triti e ritriti dei nostri "valori aziendali", del nostro "brand" e delle nostre "strategie di mercato". - Indossiamo tante "mascherine mentali "per evitare il contatto ravvicinato con loro, con i loro valori e le loro inclinazioni.
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AUTORIAlberto Agnelli Archives
May 2022
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