Cristo nasce nudo. La sua rappresentazione iconografica lo ritrae nella più assolutà povertà. Nasce alla periferia della città, in un luogo modesto e senza fronzoli. La mangiatoia è il simbolo per antonomasia della Natività. Al di là degli aspetti religiosi, mi colpisce tuttavia il rapporto tra il Natale e la figura di Cristo che perfora con la sua nudità la "maschera" con la quale ogni giorno ci proteggiamo dal rischio di essere "contagiati" dalla presenza dell'Altro. Non sto parlando del Covid, ma di un virus ancora più pericoloso: l'amore e il rispetto per l'altro. Sì, perché se io guardo l'Altro nella sua nudità, se lo ascolto per davvero, posso riconoscere in lui la mia essenza di essere umano. E quindi scoprire che io e lui siamo uguali, seppure diversi. Allora, chiediamoci: siamo capaci di essere "autentici" nelle organizzazioni in cui lavoriamo? Siamo capaci di essere "nudi" e dire la verità, per quanto talvolta questa possa essere scomoda oppure semplicemente disarmante?
Questo significa essere "nudi". Questo significa essere "coraggiosi" nella relazione con l'Altro. I più recenti contributi sulla leadership ci parlano della necessità di aumentare la qualità e la profondità delle relazioni in azienda. Si parla di "courageous conversations", cioè di sapere imbastire dialoghi diversi, intimi e in grado di superare l'azzimata facciata di tante conversazioni che avvengono nei contesti professionali. Una riflessione laica sul Natale potrebbe partire proprio da questo punto: sono capace di rimanere in contatto con la mia essenza, con la mia nudità nonostante i titoli, i ruoli e le onorificenze che esibisco davanti agli altri?
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AUTORIAlberto Agnelli Archives
May 2022
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