"Bene, vi abbiamo presentato il progetto. E ora, qual è il prossimo passo?" "Adesso lo condividiamo internamente e poi ci risentiamo..." Questo il "refrain" che sentiamo sempre più spesso nelle aziende. Passione per la democrazia partecipativa? Magari... - Dietro l'abitudine alla "condivisione" compulsiva, si nasconde invece la più semplice ed umana delle emozioni: la paura di decidere. Decidere contiene in sè una minaccia ineludibile: quella d'errore, del ritrovarsi soli, magari anche incompresi. Perciò prevale la ricerca del consenso popolare a scapito di una capacità di sintesi che talvolta è necessaria, ovviamente con tutte le conseguenze del caso. L'imperatore e filosofo Marco Aurelio, esponente dello stoicismo insieme a Seneca ed Epitteto, era solito chiudersi nella sua tenda e annotare acuti pensieri sulla vita e la morte. Le sue medtiazioni sono una miniera inesauribile di saggezza; è lì tutta da prendere, se qualcuno ne avesse ancora voglia. Noi preferiamo invece passare il nostro tempo in fatue riunioni di "condivisione". Preferiamo le scorciatoie, perché viviamo in una cultura del "fast-thought", che non ammette il vuoto, la paura, l'incertezza. - Perché mai macerarsi con pensieri inquietanti e sentimenti indicibili? Non si addice ai tempi del mercato e della iper-competitività. Annacquiamo il processo decisionale, così nessuno si sentirà davvero mai responsabile fino in fondo di avere deciso. - Se l'azienda che dirigete fosse davvero vostra; se aveste piena consapevolezza che dalle vostre decisioni dipende cosa accadrà il mese prossimo, anche da un punto di vista finanziario; e se foste davvero consapevoli che democrazia significa decidere nel nome del bene comune e non pararsi invece il "lato B": allora appiccichereste sul vostro desktop queste parole: "Scava dentro. Dentro è la fonte del bene, fonte inesauribile, se ci scaverai sempre" (Marco Aurelio, settimo libro)
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AUTORIAlberto Agnelli ArchivesCategories
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